Chi la dura la vince: questo dev’essere stato il motto di Mercedes-Benz quando, sebbene le difficoltà incontrate sia in fase di progetto che a giochi fatti, hanno deciso di immettere sul mercato e far evolvere una compatta che è diventata l’icona di un cambiamento motoristico. Il tempo ha saputo premiare gli sforzi fatti dal marchio della stella, che ha portato avanti la Classe A attraverso tre generazioni.
BAMBINO PRODIGIO
La prima generazione della Mercedes-Benz Classe A è stata svelata in occasione dell’edizione 1997 del Geneva Motor Show: grande fu l’attenzione che il pubblico e la stampa le dedicarono, come grande fu il criticismo che nacque in occasione del tanto decantato test dell’alce a cui la vettura fu sottoposta da un gruppo di giornalisti svedesi.
I punti salienti della nuova Mercedes-Benz Classe A erano chiari sin da subito: la vettura doveva essere compatta all’esterno, spaziosa ed intelligente all’interno e doveva coniugare queste qualità con la sicurezza degli occupanti che da sempre contraddistingue la stella a tre punte. Per rispondere a queste necessità la Classe A fu dotata di una serie di finezze tecniche fino ad allora riservate a modelli di segmenti ben più elevati; e la sicurezza in caso di incidente era garantita dal pianale a sandwich. Questo accorgimento significava che, in caso di impatto frontale, il motore non avrebbe invaso l’abitacolo ma sarebbe “scivolato” sotto la vettura per non compromettere gli arti inferiori degli occupanti.
UN’IDEA LONTANA
In realtà, la storia della Mercedes-Benz Classe A non ha inizio nel 1997, bensì 4 anni prima quando all’International Motor Show di Francoforte fu presentata un’anteprima con la concept-car “Vision A 93”; non ha certamente vinto nessun premio di bellezza, ma ha gettato tutte le basi per la creazione della Classe A così come l’abbiamo conosciuta noi.
Ma forse dovremmo andare ancor più indietro, fino ad arrivare nel 1981 quando fu avvistato un prototipo dal nome “190E Stadtwagen”; il vero e proprio tentativo del brand di Stoccarda di rivolgersi ad un pubblico alla ricerca di mezzi dalle dimensioni più ridotte.
Non a caso la 190E Stadtwagen richiama il look dei muletti di quella che poi, con il look definitivo, sarebbe stata messa in commercio con il nome di 190E e che portava il nome di progetto W201: l’idea era quella di creare una vera e propria famiglia di vetture che si adattasse alle diverse esigenze di una variegata clientela. L’idea fu accantonata in favore di una più tradizionale 190E che fosse solo berlina; e da un lato tocca dire che è stato un peccato, perché il motore “duemila” fu montato in senso longitudinale così che la vettura avesse la trazione sulle ruote posteriori. Carte alla mano si potrebbe quasi immaginare come un’antesignana della BMW Serie 1, che ha fatto della sua architettura particolare la carta vincente.
Questo non vuol dire che la Classe A di effettiva produzione fosse una vettura banale; anzi. Oltre al pianale a sandwich descritto in precedenza, la piccola di casa Mercedes diede il via alla moda delle piccole monovolume europee. L’interesse del pubblico fu talmente grande che le liste di attesa per avere una Mercedes-Benz Classe A nel 1997 e nel 1998 arrivavano a ben sei mesi.
UN TRASCORSO COMPLICATO
Nella sua lunga e gloriosa carriera la Mercedes-benz Classe A non è stata esente da incidenti di percorso: il più famoso tra tutti fu quello portato alla luce dalla rivista svedese “Teknikens Vaerld” secondo la quale la piccola vettura, sottoposta al test dell’alce, mostrava un comportamento nervoso e pericoloso sino ad arrivare al ribaltamento. Per correre ai ripari, l’11 novembre 1997 la Mercedes emise un richiamo per i possessori di Classe A invitandoli a recarsi nelle officine per l’installazione retroattiva del dispositivo di controllo di stabilità ESP. Mediante l’adozione del suddetto sistema il problema venne completamente arginato; e contemporaneamente, per la prima volta l’ESP che fino ad allora era appannaggio di ammiraglie di segmenti superiori veniva montato di serie su una vettura di fascia più bassa.
Però questo incidente non fu tale da compromettere la carriera della Classe A: il progetto W 168 cessò di essere prodotto nel 2005 totalizzando una somma di oltre 1.150.000 veicoli costruiti. Un milione e centocinquantamila: numeri che non possono che confermare come la scommessa fatta dalla casa tedesca si sia rivelata assolutamente vincente. Prima del pensionamento, la Classe A vide una evoluzione che la portò ad adottare due motori sportivi (rispettivamente la “A 190” e la “A 210”) e ottenne la possibilità di essere venduta in una versione con passo allungato per adattarsi al meglio alle esigenze di quelle famiglie che richiedevano un volume superiore per i bagagli ed una abitabilità posteriore maggiorata.
Nel 2004, Mercedes-Benz lanciò quella che sarebbe stata la vettura che avrebbe rimpiazzato la prima generazione; e nel 2011 arrivò la terza, una vettura che si staccava completamente dal concetto di piccola monovolume e abbracciava la fascia delle 2 volumi sportive di segmento C. Questo non indica, però, che la Classe A non abbia fatto scuola: grazie a lei molte vetture sono oggi più sicure e più intelligenti, un’eredita che il brand della stella ha sempre tramandato nella storia dell’automobile.